Lettera di una collega: si ritorna... felici
La prova è stata una domenica pomeriggio allo stadio mentre assistevo alla partita del mio carissimo amico Lorenzo Giraldi, dove al fischio d’inizio sono scoppiata in lacrime… quello è stato il segnale di quanto io esplodessi dentro. Da li ho fatto purtroppo l’errore di abbandonare la sezione, perché ogni riunione, ogni visita che facevo in sezione per me era un pugno in faccia. Vedevo tutti contenti e tutti pronti a raccontarsi le loro partite, mentre io non riuscivo nemmeno a correre 5 minuti senza fermarmi dal male.
Purtroppo è stato un grosso errore allontanarmi dalla sezione, perché ora riflettendo ho capito che stare lontano da quel mondo (dal mio mondo) non mi rendeva meno vulnerabile alla tristezza, anzi… forse mi sarebbe stato più utile stare li, ascoltare, condividere per riempirmi ancora di più di voglia di recuperare.
Proprio per questo atteggiamento sbagliato (ma forse naturale e comprensibile) non solo ringrazio nuovamente tutta la sezione, ma chiedo anche scusa per il mio allontanamento fatto in buona fede.
Mi ricorderò sempre una frase che mi disse un giorno il carissimo Gianni: “quando sei arbitro lo sei per sempre” e aveva ragione… credo che non avrò mai il coraggio di togliermi questa divisa… almeno o comunque moralmente parlando.
In tutti i miei tre anni di tessera ho sempre saputo e accettato il fatto che io non sarei mai diventata un grandissimo arbitro, che non avrei mai avuto una grande carriera arbitrale, ma io adoro comunque senza illusioni le mie partite giovanili, perché mi diverto, perché me le godo e perché anche se non mi porteranno ad essere la prossima Collina in gonnella mi danno comunque la forza e la felicità di arbitare…
Proprio per questo motivo per me è troppo difficile far capire quello che sentivo dentro quel sabato e ora a distanza ormai di due settimane mi rivedo lì, tesa come se fosse stato il mio debutto, con tanta voglia di fare, con le mani sudate, la voce rotta dall’emozione e la monetina che dall’emozione mi scivola durante il sorteggio… e poi gli ultimi secondi dei tre minuti di recupero… il fischio finale e quel sentirmi tutto il peso di un anno e mezzo scendere e cadere per terra…
Gli ho dato un calcio a quel peso uscendo dal campo verso lo spogliatoio… e ora aspetto la mia prossima partita perché non c’è cosa più bella che scendere in campo… nel centro del campo… ed emettere il fischio d’inizio!
Grazia e tutti
Con grande affetto e riconoscenza