Un'esperienza come fisioterapista in CAN A, B e PRO a Sportilia
di Ilaria Cleri, AE OTR
Mentre quest'estate mi preparavo atleticamente per affrontare una nuova stagione sui campi di gioco, è arrivata una designazione particolare da parte del Settore Tecnico che mi ha convocata come Fisioterapista ai raduni nazionali di CAN Pro, CAN B e CAN A.
Il 29 luglio sono dunque partita alla volta di Sportilia, con la gioia e la grande motivazione di chi sa quanto il varcare i cancelli del Centro Tecnico di Santa Sofia possa offrire l'emozione unica di vivere da vicino una realtà sognata da tutti coloro che indossano la divisa da arbitro.
Già nella passata stagione sportiva avevo avuto la fortuna di fare un’esperienza simile in Can D, per cui partivo con il vantaggio di conoscere l’ambiente e il modo in cui viene organizzato il lavoro che, quest'anno, mi avrebbe tenuta impegnata per due intense settimane, fino al 12 agosto.
Arrivati a Sportilia, un immenso centro sportivo adagiato nell’appennino tosco-romagnolo ed immerso nel verde, ciò che colpisce, oltre alla struttura, è la vista mozzafiato che domina la vallata e che si può apprezzare in modo particolare dal campo di allenamento situato ai piedi dell’hotel.
A condividere con me quest'esperienza, in ciascuno dei tre raduni, erano presenti altri cinque fisioterapisti, le “giacchette blu”, ovvero il colore delle divise che contraddistingue lo staff di preparatori atletici, fisioterapisti e medici, con i quali ho lavorato in sinergia e con grande impegno durante tutto il periodo.
L’organizzazione tipo di una giornata di lavoro è basata su ritmi precisi e sulla cura dei dettagli, e la vita degli arbitri è scandita tra aula per le lezioni tecniche e campo di allenamento per una seduta specifica o i test atletici.
La figura del fisioterapista è presente in ogni allenamento per sorvegliare da vicino lo status di forma degli atleti e nel caso vi fosse la necessità immediata di un intervento. Il resto del nostro operato si svolge nello studio fisioterapico, un locale ubicato all’interno della struttura stessa, in cui gli arbitri possono usufruire di massaggi e terapie, sempre in ottica di una miglior performance atletica. Unire i sani valori di una specifica preparazione atletica assieme al lavoro di prevenzione è fondamentale per sviluppare una mentalità professionista, in cui l’atleta di alto livello ricerca la massima condizione di forma fisica per poter rendere al meglio nella propria disciplina sportiva.
Al termine di questa bellissima esperienza dove ho avuto il piacere di vivere l’Associazione sotto vesti differenti rispetto a quelle di arbitro alle quali sono abituata, sono felice di aver contribuito nel mio piccolo, mettendo a disposizione delle varie categorie la mia professionalità e disponibilità come fisioterapista.
Il 29 luglio sono dunque partita alla volta di Sportilia, con la gioia e la grande motivazione di chi sa quanto il varcare i cancelli del Centro Tecnico di Santa Sofia possa offrire l'emozione unica di vivere da vicino una realtà sognata da tutti coloro che indossano la divisa da arbitro.
Già nella passata stagione sportiva avevo avuto la fortuna di fare un’esperienza simile in Can D, per cui partivo con il vantaggio di conoscere l’ambiente e il modo in cui viene organizzato il lavoro che, quest'anno, mi avrebbe tenuta impegnata per due intense settimane, fino al 12 agosto.
Arrivati a Sportilia, un immenso centro sportivo adagiato nell’appennino tosco-romagnolo ed immerso nel verde, ciò che colpisce, oltre alla struttura, è la vista mozzafiato che domina la vallata e che si può apprezzare in modo particolare dal campo di allenamento situato ai piedi dell’hotel.
A condividere con me quest'esperienza, in ciascuno dei tre raduni, erano presenti altri cinque fisioterapisti, le “giacchette blu”, ovvero il colore delle divise che contraddistingue lo staff di preparatori atletici, fisioterapisti e medici, con i quali ho lavorato in sinergia e con grande impegno durante tutto il periodo.
L’organizzazione tipo di una giornata di lavoro è basata su ritmi precisi e sulla cura dei dettagli, e la vita degli arbitri è scandita tra aula per le lezioni tecniche e campo di allenamento per una seduta specifica o i test atletici.
La figura del fisioterapista è presente in ogni allenamento per sorvegliare da vicino lo status di forma degli atleti e nel caso vi fosse la necessità immediata di un intervento. Il resto del nostro operato si svolge nello studio fisioterapico, un locale ubicato all’interno della struttura stessa, in cui gli arbitri possono usufruire di massaggi e terapie, sempre in ottica di una miglior performance atletica. Unire i sani valori di una specifica preparazione atletica assieme al lavoro di prevenzione è fondamentale per sviluppare una mentalità professionista, in cui l’atleta di alto livello ricerca la massima condizione di forma fisica per poter rendere al meglio nella propria disciplina sportiva.
Al termine di questa bellissima esperienza dove ho avuto il piacere di vivere l’Associazione sotto vesti differenti rispetto a quelle di arbitro alle quali sono abituata, sono felice di aver contribuito nel mio piccolo, mettendo a disposizione delle varie categorie la mia professionalità e disponibilità come fisioterapista.
In questi raduni ho potuto apprezzare le varie sfumature di professionismo e la filosofia di lavoro di uno staff che lavora in sinergia per obiettivi comuni.
Ancora una volta sono orgogliosa di far parte della grande famiglia dell’AIA che mi ha permesso di arricchire così il mio personale bagaglio tecnico con quello puramente professionale di fisioterapista, nonché di aver potuto rappresentare la mia sezione di Pesaro a livello nazionale che da sempre rappresenta il mio punto di riferimento come arbitro.
Ancora una volta sono orgogliosa di far parte della grande famiglia dell’AIA che mi ha permesso di arricchire così il mio personale bagaglio tecnico con quello puramente professionale di fisioterapista, nonché di aver potuto rappresentare la mia sezione di Pesaro a livello nazionale che da sempre rappresenta il mio punto di riferimento come arbitro.